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Castelnuovo di Porto purtroppo non ha un’area cosiddetta “industriale”. Che una zona del genere debba essere destinata alla piccola industria, o all’artigianato, o a qualsiasi altra attività del settore, per il momento tralasciamolo. Constatiamo che a Castelnuovo un’area con tale funzione non c’è. Tralasciamo pure la genesi e la storia di questa mancanza: l’area c’era, nella zona Tiberina, poi fu resa di fatto inutilizzabile dal vincolo di esondazione del Tevere del 1997; ciononostante il PRG adottato nel 2003 la confermò, di  fatto bloccando ogni prospettiva, e la sua revoca non ha cambiato nulla. Castelnuovo, caso più unico che raro, non ha insomma una zona dove poter effettivamente mettere un’attività produttiva, o di servizi, o di commercio, con grande svantaggio rispetto agli altri paesi vicini e anche un po’ più lontani.

Stabilito quanto sopra, chiudiamo per il momento questo discorso e iniziamone un altro.

Da alcuni anni politici, imprese e addetti ai lavori si sono accorti che mille lacci e laccioli burocratici rendono in Italia difficile e macchinoso aprire una attività industriale e/o produttiva. Di conseguenza sono state varate leggi, iniziative e provvedimenti per snellire e velocizzare. Uno di questi è stata l’istituzione del SUAP, ovvero lo “Sportello Unico Attività Produttive”, che sta presso i Comuni, e raccoglie in un unico ufficio tutte le carte necessarie ad intraprendere una attività. In questo modo l’impresa può ottenere più velocemente i pareri degli Enti burocraticamente coinvolti, senza peregrinare da un ufficio all’altro. Infatti con la cosiddetta “Conferenza dei Servizi” (che è una ulteriore procedura) l’impresa ha la possibilità di trovare seduti  intorno a un tavolo tutti gli Enti che debbono dare il parere sull’apertura della sua attività, con grandi vantaggi di coordinamento e velocizzazione della pratica amministrativa.

Ma si è fatto anche di più. Nel Lazio la Provincia di Roma ha creato una società satellite, chiamata “Provinciattiva”, che ha la funzione di istruire le pratiche delle imprese, aiutare nella interlocuzione con le Amministrazioni locali, insomma dare ulteriore supporto a chi ha intenzione di intraprendere.  Proviciattiva ha chiesto ai Comuni l’approvazione di un protocollo, con il quale si stabiliscono le regole della velocizzazione burocratica. Alcuni aspetti della procedura di Provinciattiva sono (a mio parere) discutibili e da mettere a punto, ma abbandoniamo anche questo ramo del discorso per limitarci a prendere atto della positiva volontà di facilitare le imprese, in Italia come nel lazio.

Torniamo ora a Castelnuovo di Porto. Ci troviamo oggi con un assetto del territorio che risale sulla carta al 1975, ma che di fatto è tutt’altra cosa rispetto a quella previsione. Contrariamente a tutti i paesi vicini non abbiamo un’area dove le imprese possano installarsi e lavorare. Tuttavia siamo a pochi chilometri da Roma, con un casello autostradale di prossima apertura: una localizzazione ottimale per qualsiasi attività produttiva. E infatti tra SUAP, Provinciattiva ed altri meccanismi analoghi, sono molte le “procedure accelerate” in corso in Comune in questi mesi. E qui viene il bello (anzi il brutto).

Tutte queste iniziative e procedure richiedono la presenza di un’amministrazione che abbia possibilità e capacità di decidere. Le norme spingono il treno burocratico ad andare più veloce, quasi al suo limite, sul presupposto ovvio che esista un’Amministrazione, e possibilmente anche un valido Piano Regolatore. E invece Castelnuovo non ce l’ha: né un Piano Regolatore valido, per le note vicende che hanno portato a perdere lustri di tempo, né di fatto un’Amministrazione, visto che  in Maggioranza sono rimasti in 7. E neppure ha un Sindaco con una salda idea del territorio, visto che il nostro si è recentemente rimangiato tutte le tesi fantasticamente e tenacemente propugnate per oltre 5 anni.

Perché se da un lato i meccanismi procedurali attengono agli uffici e sono quindi slegati dalla conduzione politico – amministrativa del Comune, dall’altro l’ultima parola su molteplici aspetti, anche molto importanti, spetta all’Amministrazione. Si pensi solo all’approvazione delle proposte che sono in “variante” al Piano Regolatore, oppure alla scelta delle opere che le imprese costruiscono e danno al Comune come “compensazione” delle attività che impiantano. Il discorso richiederebbe molto spazio e sarebbe anche di interesse relativo.

Ma valga un esempio per tutti: viene oggi proposta come opera compensativa di un impianto industriale a Ponte Storto, non già un’opera, – per dire – a Ponte Storto (che necessita di tutto…) ma invece la costruzione di un posteggio multipiano a 10 km di distanza, a ridosso del Centro Storico (!) e a pochi metri da un’area che già accoglie centinaia di auto, e ancora di più ne potrà accogliere quando sarà sistemata. Non solo, ma si usa questa trovata per riproprorre in prospettiva la nefasta “Circonvallazione del Centro Storico”, un’altra idea sbagliata che da decenni, in modo più o meno evidente lo “zoccolo duro” della classe politica locale cerca di portare avanti. E’ evidente che l’eventuale approvazione del “posteggio multipiano” priverebbe Ponte Storto delle “opere compensative” che gli spettano e danneggerebbe la zona storica. Questo per fare solo un esempio.

Quello che hanno in comune  tutte le questioni “attività produttive senza area” è il preoccupante aspetto politico – amministrativo, che in questi giorni è oggetto di discussioni sul web locale, nonchè di lettere, interrogazioni (leggi documento) e anche di un’azione di protesta  fatta in Piazza Vittorio Veneto dai Consiglieri di Minoranza Paradisi e Manunta: questa Amministrazione non è politicamente legittimata, né ha dimostrato di essere in grado di prendere decisioni di vitale importanza per l’assetto territoriale di Castelnuovo di Porto.

E il tentativo di recuperare in fretta e furia, prima delle elezioni di giugno, due lustri e più di ritardo colpevolmente accumulato, sarebbe solo l’ultimo di una lunga sequenza di errori.

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