I lavori di costruzione della nuova viabilita’ di Castelnuovo di Porto sono iniziati da un po’. Arrivando all’incrocio tra la Montefiore e la Tiberina si vedono subito le ruspe e i movimenti di terra già fatti. L’ingresso autostradale permetterà di entrare direttamente in A1 a metà strada tra Roma e la barriera di Fiano, con grande vantaggio nella rapidità dei collegamenti di Castelnuovo con il resto del mondo.
Affinchè l’apertura del casello giovi anche a Monterotondo – che è a un passo, appena al di là del Tevere – e a Capena, viene ora previsto un secondo gruppo di lavori stradali, denominato “viabilità di gronda” che consiste grosso modo in questo:
1 – una strada di collegamento tra il nuovo casello e Monterotondo scalo area industriale;
2 – l’allargamento della via “Madonna due Ponti” che dal nuovo casello porta direttamente a Capena (è la strada che porta a “Colleverde”, dove sarà costruita una rotonda).
Questi collegamenti alleggeriranno il traffico rispettivamente della Salaria (perché per andare a Monterotondo si potrà percorrere l’autostrada e uscire al nuovo casello), e della Tiberina (stessa cosa per andare a Capena). Inoltre Castelnuovo sarà ben collegato a Monterotondo e alla linea ferroviaria FM1 che porta allo snodo della Stazione Tiburtina. La stretta “Traversa del Grillo” diverrà una strada secondaria.
Il sito della Regione Lazio riferisce, che per il complesso delle opere della “viabilità di gronda” sono stati stanziati 29 milioni di Euro, senza comprendere il costo del casello autostradale che è a parte e che richiede circa 10 milioni di Euro. Un totale di circa 40 milioni di euro, circa 80 miliardi di lire, un investimento infrastrutturale senza precedenti per Castelnuovo e dintorni.
Che è rimasto l’unico tra tutti i paesi dei dintorni (non va dimenticato) a non avere in pratica un’area produttiva, o di servizi, o artigianale. Con tutte le conseguenze sui redditi e sulla occupazione dei suoi abitanti. Questo perché tutti i Piani Regolatori che si sono succeduti, e anche quelli prospettati per il futuro, piazzano l’area produttiva nella zona vincolata alla esondazione del Tevere, che è quella del costruendo casello.
Per essere chiari, i grandi fiumi hanno tutti necessità di zone adiacenti libere nelle quali l’eventuale acqua in sovrappiù, in caso di piena, possa defluire senza fare troppi danni. Una di queste zone di esondazione, per il Tevere, coincide e ha sempre coinciso, con l’area industriale di Castelnuovo di Porto. Che, come previsione urbanistica, non è stata mai spostata da lì . E quindi non si è mai potuta effettivamente realizzare. Ma che ora viene servita dal nuovo casello e da tutta la viabilità complementare sopra descritta.
E’ perciò molto probabile che i 40 milioni di euro sopracitati portino con sè, proprio come un fiume in piena, altre decisioni in riferimento alla zona industriale di Castelnuovo di Porto. Infatti notizie ancora non ufficiali danno per imminente (da parte della Autorità di Bacino) la declassificazione del vincolo di esondazione del Tevere nel territorio castelnovese mediante la costruzione di opere idrauliche adatte a permettere l’utilizzazione di quei suoli che oggi in caso di piena sarebbero invasi dall’acqua. Ma si tratta certamente di una soluzione a lungo termine, perchè è da vedere queste opere quando si faranno e quanto costeranno.
Mentre è urgente che Castelnuovo abbia almeno un’area artigianale, visto che anche l’ultima delibera comunale (votata anche dalla minoranza) di richiesta alla Regione di togliere un altro genere di vincolo, quello paesistico, da una zona adiacente all’area di esondazione, è stata fatta in ritardo, è arrivata in Regione “fuori termine” e quindi per ora non se ne parla.
Il conosciuto “per ora, poi si vedrà” del nostro Municipio ancora una volta cerca di accreditare una (blanda) attività fatta di tentativi senza visione complessiva. Mentre oggi appare evidente che una sistemazione strategica della zona tiberina castelnovese è non solo auspicabile, ma non ulteriormente procrastinabile. Perché – qualsiasi opinione si possa avere sulla necessità o meno di un’area industriale o di un casello autostradale – le cose stanno avvenendo a prescindere dalle opinioni, e i cambiamenti vanno affrontati, in ambito comunale, con una politica amministrativa che sia tale: una qualche idea di paese e la capacità di attuarla.