Il precedente articolo sul Parco di Veio ha provocato alcune richieste di approfondimento sulla sua attuale gestione commissariale, sui motivi e sulle prospettive.
La questione va inquadrata nell’ambito della normativa regionale: i Parchi sono Enti strumentali della Regione Lazio. Ovvero ricevono fondi e personale dalla Regione ma li gestiscono in proprio, sotto il controllo della Regione stessa.
Al vertice di ogni Parco la Regione nomina un Presidente e un Consiglio Direttivo. Il Presidente é scelto dal Governatore del Lazio, gli altri 6 membri del Consiglio Direttivo (CD) sono candidati come segue: tre dalla Comunità del Parco (i Sindaci), uno dalle associazioni ambientaliste, uno dalle associazioni agricole, uno dalla Provincia. In sostanza la Legge Regionale ha previsto, attraverso la nomina dei componenti il CD, la partecipazione alla gestione del Parco dei portatori di interesse dell’area protetta. Il CD deve, appena insediato, indicare una rosa di tre nominativi tra i quali la Regione sceglie il Direttore dell’Ente.
La durata in carica del CD é legata al mandato del Governatore del Lazio: un nuovo Presidente della Regione ha 90 giorni di tempo per nominare un nuovo CD, trascorsi i quali Presidente e Consiglieri nominati dal suo predecessore, (se non vengono prorogati), decadono.
Questo é quanto accaduto ai Parchi del Lazio: la Presidente Polverini non ha nominato per tempo i nuovi Consigli, non ha prorogato i vecchi, e i Consigli Direttivi nominati da Marrazzo sono decaduti intorno a ferragosto 2010. Per ragioni di “urgenza”, e per il tempo “strettamente necessario agli adempimenti necessari alle nomine dei CD” (questa la motivazione del provvedimento), per ciascun Parco del Lazio é stato nominato un Commissario, che ha (provvisoriamente e straordinariamente) i poteri del Presidente e del Consiglio messi insieme.
Questa la forma. Nella sostanza la nomina dei Presidenti e dei Consigli dei Parchi é qualcosa che assomiglia a un puzzle cinese, quasi impossibile da comporre in breve tempo e anzi quasi impossibile da comporre in assoluto. Infatti trattandosi di alcune decine di Enti, ci sono da fare alcune centinaia di nomine “politiche”, con relative necessità di trattative, bilanciamenti eccetera, da parte di soggetti anche poco omogenei tra loro (per esempio le ass. ambientaliste, o quelle agricole). La Giunta Marrazzo nel 1995 ci mise un paio d’anni per nominare i Consigli Direttivi dei Parchi, la Polverini nel 2010 sembra avviata per la stessa strada. In più oggi c’é la volontà di rivedere la Legge Regionale sui Parchi, (se non di mettere mano ai perimetri e alle funzioni dei Parchi stessi…). Nella Legge Regionale da rivedere ci sono anche le regole sopradette per la composizione dei Consigli Direttivi, attualmente di 7 membri: si va invece verso Consigli ridotti, sia per avere una maggiore agilità di gestione, che per ottenere un risparmio di spesa. Un consiglio di tre membri sarebbe un fatto positivo, ma una legge può essere modificata solo da un’altra legge, che va preparata, presentata al pubblico, portata in Consiglio Regionale, discussa, votata; cosa che non si può certo fare in quattro e quattrotto. Ma avendone l’intenzione, il procedimento va iniziato. Cosa che a tutt’oggi non e’ avvenuta.
Ecco quindi la necessità di commissariare tutti i Parchi del Lazio da parte della governatrice Polverini: prendere tempo per fare meglio. O perlomeno per fare quanto si ritiene meglio: la proroga di qualche mese dei vecchi Consigli avrebbe permesso la continuita’ gestionale, ma certo non avrebbe permesso di collocare subito in ogni Parco un commissario della propria area politica con poteri straordinari. Ma questo metodo tutto pragmatico della Giunta di centrodestra trascura – come spesso accade a chi va per le spicce – il fondamento giuridico dell’azione amministrativa, ovvero in questo caso le ragioni giuridiche del commissariamento dei Parchi.
Che non ci sono. Perché si può commissariare un Ente per una inadempienza, o per esempio per buchi nel bilancio, o per un’emergenza sopravvenuta. E sempre per breve tempo, per risolvere. Ma non si può commissariare sine die per prendere tempo, perche’ conviene (politicamente) farlo. In sostanza se si vuole cambiare la gestione dei Parchi del Lazio bisogna rivedere la legge regionale, ma fino a quel momento va applicata la norma esistente, e non c’e’ altra scorciatoia.
Su queste basi alcune Associazioni ambientaliste – WWF, VAS, ENPA e LIPU (colpisce l’assenza di Legambiente) – hanno fatto ricorso alla Magistratura contro il commissariamento dei Parchi del Lazio, dimostrando efficacemente l’assenza del fondamento giuridico che si diceva della decisione di commissariare i Parchi. Il ricorso ricostruisce bene anche le vicende politiche dei commissariamenti. Il Giudice non ha concesso la sospensiva della nomina dei Commissari straordinari – pur richiesta – , in quanto l’annullamento delle nomine non avrebbe certo permesso la immediata partecipazione alla gestione dei Parchi delle associazioni ambientaliste ricorrenti, ovvero cio’ che veniva chiesto. Ma il TAR nell’ordinanza ha riconosciuto le ragioni del ricorso, e appare orientato ad imporre alla Regione il rispetto della normativa vigente e la nomina dei Consigli. A breve si terra’ l’udienza di merito e si avra’ la sentenza che potrebbe chiudere tutti i commissariamenti. Si sbrigherà la Polverini?