22/12/2010 – Varato il nuovo assetto del Parco clic QUI
23/12/2010 – Reinhold Messner: Trento e Bolzano sapranno fare da soli, la Lombardia non ha cultura della montagna clic QUI
11/2/2011 – Che fine fara’ lo Stelvio? (Inchiesta di “La Repubblica”) clic QUI
Conosco bene lo Stelvio e anche le sue zone circostanti, nelle provincie di Sondrio, Brescia, Trento e Bolzano. Si tratta del maggiore Parco Nazionale italiano, non solo per la sua estensione e i suoi valori naturalistici, ma anche (e forse soprattutto) per il suo valore culturale: in quei luoghi si combatte’ per anni, con molte perdite molte sofferenze, poco meno di un secolo fa, in difesa della Patria e della sua unita’.
Il Parco, istituito nel 1935, ha sempre avuto difficolta’ di gestione in quanto interessa una regione (la Lombardia) e due provincie autonome. Ma finora e’ stato gestito in modo centralizzato, con un Presidente e un comitato direttivo nominati dal Ministro dell’Ambiente. Negli ultimi giorni, dopo molti anni, le consuete pressioni delle provincie di Trento e Bolzano per gestirsi da sole le loro parti di parco sembra abbiano trovato accoglimento nell’ambito del meccanismo del “voto di scambio” sulla fiducia al governo.
Normalmente cerco di non commentare vicende che riguardano ambiti di politica nazionale, per la scelta di focalizzare l’attenzione alle questioni territoriali di Roma nord e del Lazio. Ma trovo il caso Stelvio, per quanto lontano 800 chilometri, drammaticamente emblematico di come si vada vendendo l’argenteria pur di raggiungere obbiettivi del tutto personali e contingenti. Ovvero di come PDL e Lega non esitino a mettere mano anche ai fondamenti culturali nazionali pur di restare a galla. E di come i politici deboli e apparentemente inoffensivi, come per esempio il Ministro Frattini e l’attuale Presidente del Parco Ferruccio Tomasi, siano in realta’ i piu’ perniciosi.
Di routine – nel marasma informativo di queste ultime settimane – le reazioni del mondo politico e istituzionale: alcuni comunicati critici delle associazioni ambientaliste, poco ripresi dalla stampa nazionale, un’interrogazione di parlamentari provenienti da Legambiente che a mio avviso lascera’ il tempo che trova, e poco altro. In realta’ appare piuttosto chiaro che il noto enunciato del Governo: “con la cultura non si mangia” comprende tutto quanto non ha una immediata redditivita’ economica, e quindi anche i Parchi, nazionali o regionali che siano. E che a una tale splendida strategia politica non viene purtroppo contrapposta una strategia seria e concreta, se non enunciati di principio, auspici teorici di una cultura ambientalista datata, i quali hanno gia’ dimostrato la loro inattuabilita’ negli scorsi anni (con i governi di sinistra), e ancora di piu’ lo dimostrano oggi, alla luce delle casse pubbliche (italiane ed europee) ineluttabilmente vuote.
In sostanza siamo qui, da cittadini Italiani, nel caso del Parco dello Stelvio, come nel caso degli altri parchi, come in tutta la gestione della cosa pubblica nazionale, stretti tra una attuale gestione inaccettabile, ed un’unica alternativa, vecchia e gia’ vista, che ha gia’ dimostrato la sua inadeguatezza in passato, ma ha poi caparbiamente evitato di rinnovarsi nelle idee e nelle persone. Badando solo a restare, con un mix di determinazione e presunzione, l’unica alternativa.
A proposito: comunico (a chi puo’ interessare…) che per il 2010 non ho rinnovato la tessera di Legambiente. Non faccio piu’ parte della Associazione e tanto meno del Circolo di Castelnuovo di Porto, che contribuii a fondare nel 2002, ma del quale oggi non condivido nulla. Cosi’, per restare in argomento con quanto si diceva sopra….
Di seguito due articoli che ben spiegano quanto accade al Parco dello Stelvio.
Lo Stelvio in pasto alla SVP in cambio dei voti di fiducia
Di Vittorio Malagutti da “Il Fatto quotidiano” del 7/12/2010
Il Parco dello Stelvio fatto a pezzi. E’ questo il gradito pacco dono che Silvio Berlusconi è pronto a offrire a deputati e senatori altoatesini, quelli della Sudtiroler Volkspartei (Svp), in cambio della loro astensione nel voto di fiducia del prossimo 14 dicembre. Da tempo il partito egemone in Alto Adige vuole comandare in casa propria anche nella gestione della più grande riserva naturale d’Italia, divisa tra Bolzano, Trento e la Lombardia. E Berlusconi, alla caccia disperata di consensi per assicurare la sopravvivenza del suo governo, ha colto al volo l’occasione. Il vostro appoggio verrebbe ricompensato con la revisione dei criteri di amministrazione del parco. Questi, in parole povere, i termini dello scambio proposto ai cinque parlamentari della Svp, tre deputati e due senatori.
Il messaggio è arrivato forte e chiaro a destinazione. Domenica sera, in una lunga intervista alla televisione austriaca Orf, il presidente della provincia di Bolzano Luis Durnwalder ha detto di “cogliere segnali di disgelo” nei rapporti con il governo. Durnwalder, in sella da più di 20 anni, è l’uomo politico più potente dell’Alto Adige. È lui, di fatto, che decide la linea del partito. E dopo mesi di rapporti difficili con Roma il solo accenno a un possibile disgelo è stato interpretato come un’apertura di credito a Berlusconi. Durnwalder, in realtà, ha voluto essere ancora più esplicito, evocando “l’approvazione di nuove norme nella prossima seduta del Consiglio dei ministri”. Una frase che sembra fissare addirittura un ultimatum al governo. Le leggi che interessano alla Svp vanno varate in fretta, entro questa settimana. A quel punto gli altoatesini saranno pronti a fare la loro parte a fianco del governo. Il negoziato tra Roma e Bolzano è cominciato ad ottobre, quando il ministro degli esteri Franco Frattini, in visita a Merano, si è visto sottoporre da Durnwalder un elenco di 20 richieste.
La Svp, infatti, preme anche per altre concessioni, come quelle che riguardano il rafforzamento del bilinguismo nei tribunali. Per ora comunque, si parte dallo Stelvio. Se il progetto andasse in porto, il parco nazionale verrebbe di fatto suddivisa in tre gestioni autonome. Una farebbe capo alla regione Lombardia, un’altra alla provincia di Trento e la terza a quella di Bolzano. Adesso invece le tre amministrazioni collaborano all’interno di un consorzio che risponde al ministero dell’Ambiente. Ognuno per la sua strada, chiede adesso Bolzano. E così il parco nazionale verrebbe praticamente declassato a interregionale. Al posto del consorzio, destinato a essere soppresso, verrebbe istituito un semplice comitato di coordinamento con i rappresentanti delle province e dei comuni interessati.
Gli ambientalisti protestano. Secondo il Wwf nel Parco dello Stelvio aumenterebbero i pericoli per il paesaggio, il consumo di suolo, l’attività venatoria. Insomma, più cemento, più centrali idroelettriche, più cacciatori. Una vittoria del partito degli affari, con buona pace dell’oasi naturalistica. E questo perché, secondo il Wwf, gli enti locali incontrerebbero maggiori difficoltà a respingere le pressioni delle lobby economiche attive nei rispettivi territori.
Ormai però la macchina si è messa in moto. Il primo atto concreto risale a una settimana fa. Il 30 novembre scorso, il comitato dei 12, cioè la commissione paritetica tra governo di Roma e province autonome di Trento e Bolzano, ha votato un ordine del giorno ispirato da Durnwalder, che prevede lo spezzatino del parco. E’ stato messo nero su bianco lo schema di un nuovo regolamento di gestione del parco. Il via libera del governo, sotto forma di decreto del presidente del Consiglio dei ministri, potrebbe arrivare già nella riunione dell’esecutivo di venerdì. E a quel punto i giochi sarebbero chiusi. A meno che non si metta di traverso il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni. Oltre il 70 per cento del territorio del parco si estende tra le province di Sondrio e Brescia, ma pare che Formigoni non abbia fin qui potuto dire la sua sul nuovo ordinamento. Non è detto che da Milano arrivi un’entusiastica approvazione del progetto. Se non altro perché lo spezzatino della riserva naturale comporterebbe maggiori oneri finanziari per la Lombardia. Pare difficile però che Formigoni faccia lo sgambetto a Berlusconi proprio alla vigilia del voto di fiducia. Dopo tutto anche lo Stelvio ha un prezzo, basta mettersi d’accordo.
………