Il giochino è il seguente: si prende un esposto anonimo nel quale si sostiene che Tizio ha fatto lavori abusivi in casa. Si spedisce in Procura.
La Procura delega i Vigili Urbani alle indagini.
I Vigili bussano a casa di Tizio insieme al Tecnico Comunale per l’occasione nominato “ausiliario di Polizia” e chiedono di entrare. Tizio risponde che la casa è vecchia di 40 anni, che non ci sono lavori in corso, e assicura che è tutto a posto. Quelli insistono. Poi scrivono alla Procura che Tizio non li ha fatti entrare in casa e che è necessario controllare. La Procura emette un Decreto di Ispezione. Loro tornano e mostrano il Decreto. Tizio gli deve aprire. A quel punto si mettono a cercare l’abuso entrando in ogni stanza, stanzino, intercapedine; misurano tutto, e scattano decine di fotografie. Nelle quali casualmente risulteranno i calzoni di Tizio appoggiati alla sedia, i giocattoli dei figli e la foggia dello sciacquone del suo vater.
Una schedatura completa della vita privata.
Può succedere a chiunque. E’ successo a me martedì 16 dicembre.
I Vigili Urbani di Castelnuovo – dipendenti del Comune – in qualità di Agenti di Polizia Giudiziaria, sono oggi in possesso di 78 fotografie della mia dimora privata, senza avermi contestato alcun abuso.
Non è il Messico degli anni ’50. E’ Castelnuovo oggi. Ma non è accettabile.
Per due motivi: il primo perché qualsiasi cittadino non deve e non può subire invasioni della sfera privata così facilmente.
Il secondo perché un’azione del genere, compiuta da dipendenti comunali nel ruolo di Agenti di Polizia, per un Consigliere Comunale va ad essere in ogni caso condizionante della possibilità di espletare liberamente il mandato elettivo. Oggi come Consigliere non mi sento più del tutto libero di verificare e controllare gli Atti amministrativi riguardanti Vigili Urbani e Ufficio Tecnico. Che è invece quello, insieme ad altre cose, che i Castelnovesi mi hanno mandato a fare in Comune con il loro voto.
Martedì 23 presenterò al Consiglio Comunale le mie dimissioni.
