Il 14 luglio 2008, Sindaco Massimo Lucchese, al Consiglio Comunale di Castelnuovo di Porto venne sottoposta una delibera riguardante la “acquisizione di alcuni immobili abusivi al patrimonio comunale”. Non si trattava degli edifici che oggi (febb.2011) sono oggetto dalla trasmissione “Striscia la notizia” ma di altri, i primi sottoposti alla procedura di acquisizione. La problematica e’ sostanzialmente la stessa, e la mia dichiarazione di allora – fatta da consigliere comunale – analizzava il problema ed indicava la possibile soluzione.
Sig. Sindaco, colleghi Consiglieri
sono esattamente tre anni che ricopro la carica di Consigliere comunale di minoranza. Non sono ancora in grado di fare un bilancio preciso di questa esperienza, ma quello che sicuramente ho appreso e constatato è quanto sia difficile – e forse anche più che difficile – amministrare un paese come Castelnuovo di Porto.
Per quanto riguarda il territorio i problemi sono non solo qui, ma in tutto il Lazio e in tutta Italia. Con le leggi attuali, le normative e le procedure da rispettare eccetera anche un comune con meno di 10.000 abitanti come il nostro deve attuare delle procedure complesse, deve programmare e dotarsi di strumenti di gestione territoriale, deve insomma accedere a una conoscenza e a una pratica che fino a pochi anni fa erano riservate ai Comuni di grandi dimensioni, dotati di ben altre risorse economiche, logistiche e di personale. So bene, e l’ho premesso, che non è facile. Ma il rischio concreto, se non c’è una programmazione politico – amministrativa, è quello di soggiacere agli eventi e alle tendenze della economia, e poi trovarsi davanti a problemi inestricabili, e in definitiva non dare ai cittadini una amministrazione che sia certa.
Oggi ci troviamo a dover decidere se acquisire o meno alle necessità abitative del patrimonio comunale degli immobili divenuti “lottizzazione abusiva” in area agricola. E’ una responsabilità notevole per l’entità economica della acquisizione, ed è il caso di vedere bene la questione nel suo complesso.
Il caso della edificabilità o meno delle aree agricole è un problema che hanno tutti i comuni italiani, ma in particolare modo quelli situati intorno alle grandi città. Qui la richiesta di suolo edificabile è fortissima e quasi tutti i Comuni si trovano con lo strumento urbanistico concepito secondo una legge del 1942, insomma in un’altra epoca. Questa Legge prevede che il Piano Regolatore indichi la funzione delle diverse zone del territorio comunale. La zona agricola è destinata alla agricoltura, e quindi non alla residenza. Poiché la zona agricola non è abitabile, e poiché l’attività agricola è oggi sostanzialmente non più praticata, è evidente che il suolo agricolo ha un valore di mercato molto inferiore a quello del suolo edificabile. Nel momento in cui si ottiene la trasformazione di un suolo agricolo in residenziale si realizza un ottimo guadagno. Se ciò avviene nel rispetto della legge si tratta senza dubbio di una attività legittima.
Per questo le norme che permettono o non permettono la costruzione di edifici in zona agricola devono essere certe e costanti nel tempo. Due caratteristiche che sta al Comune, in qualità di Ente locale territoriale, applicare secondo quelle linee di programmazione politico – amministrativa che ho richiamato sopra come indispensabili. A questo serve il Consiglio Comunale, a decidere linee di politica locale col contributo di tutti i Consiglieri Comunali. Questo era il contributo che personalmente avevo sperato di dare all’Amministrazione di Castelnuovo di Porto, seppure dai banchi della Minoranza. Invece ciò non è accaduto, ed è stata per me una grande disillusione. Voglio ricordare solo il Regolamento Edilizio (non la Variante al Piano Regolatore o il Piano del Centro Storico che meriterebbero lunghi discorsi) ricordo solo il Regolamento edilizio del 2002, che ben avrebbe potuto dare regole certe e un grande aiuto ai tecnici comunali, che invece è nato già superato, non è mai entrato in vigore, e non se ne è saputo più nulla da oltre 6 anni. E non ne è stato fatto un altro. Ma sarebbe bastata, in emergenza, anche una semplice delibera di Consiglio Comunale.
Questa Amministrazione (alla quale, e in particolare al Sindaco Lucchese, riconosco le difficoltà oggettive elencate all’inizio) non ha saputo tappare i buchi delle normative e mettere gli uffici nella migliore condizione di lavorare. Perché c’è anche questo, signori Consiglieri: gli uffici hanno la responsabilità civile e penale di quello che fanno, da un lato hanno l’obbligo di rispettare la legge, e dall’altro necessitano di strumenti, Regolamenti, Piani Regolatori aggiornati, atti di indirizzo del Consiglio Comunale e quant’altro. In carenza o in assenza di questi i Responsabili dei Servizi sono esposti da un lato a richieste di risarcimenti per esempio se negano di costruire in zona agricola e dall’altro a procedimenti giudiziari se lo concedono.
Oggi in Consiglio Comunale ci viene chiesto di decidere se acquisire alle necessità abitative del Comune un’area agricola con sopra alcuni edifici nuovi, il tutto classificato come “lottizzazione abusiva”. Gli edifici sono stati costruiti con originarie concessioni edilizie rilasciate legittimamente dal Comune. Successivamente sono state rilevate delle irregolarità alla luce delle quali l’insediamento, è stato valutato nel suo complesso ed è stato classificato “lottizzazione abusiva”. La variante al Piano Regolatore del 2003 destina la zona a “espansione residenziale”. Il pronunciamento giudiziario sulla questione arriverà solo tra qualche anno, oggi l’Amministrazione agisce in via provvisoria e cautelare.
Io dico che una questione del genere normalmente non dovrebbe verificarsi, e che quindi un Consiglio Comunale non dovrebbe trovarsi nella situazione in cui ci troviamo noi oggi. Dico che quegli edifici sono stati costruiti secondo una certa interpretazione delle normative territoriali, permissiva, che non ho mai condiviso, ed oggi vengono demoliti (o acquisiti) secondo un’altra interpretazione, restrittiva, che alla luce dei fatti condivido ancora meno. Perché non credo nel comune-gendarme, permissivo prima e repressivo poi. Credo che il Comune, specie con la stessa amministrazione, debba avere una linea amministrativa riconoscibile e univoca, data dagli organi elettivi. Gli organi del comune sono forse considerati inutili? Il Consiglio Comunale non è mai stato investito della questione della edificabilità delle aree agricole, nè c’è stato mai un atto di indirizzo della Giunta. Si sono lasciate grandi voragini, intere pagine lasciate in bianco, che fanno pensare ad uffici lasciati soli, come se l’assetto del territorio fosse una questione solo tecnica. Questo è stato il guaio. Mentre invece ad evitare per esempio questo caso bastava pochissimo, una riga sola: possono costruire in zona agricola solo i contadini. A fronte di queste carenze c’è stato un investimento che avrebbe fatto chiunque, legittimo, con tanto di pezzi di carta timbrati e regolari emessi al Comune, c’è la decisione deliberata del Comune con la Variante al PRG che l’area diventi edificabile, ci sono stati certamente impegni, soldi, fatica, lavoro, mutui contratti e così via. E tutte queste cose meritano rispetto, colleghi consiglieri. Ci sono state poi delle irregolarità, certamente. Ma c’è stato indiscutibilmente un cambio di linea dell’Amministrazione. Ed oggi la pena, stando le cose come stanno, mi sembra spropositata rispetto al delitto, e soprattutto foriera di guai e contraddizioni prossime.
Perché questo è solo il primo di una serie di casi simili o analoghi e non è certamente il più grave. E fatto un passo, presa una decisione in un senso o in un altro, il Consiglio Comunale dovrà proseguire con la stessa logica: ci troveremo davanti a una campagna di demolizioni o acquisizioni per migliaia di mc. Con ripercussioni sulla immagine del paese, che diventerà quello dove non c’è sicurezza di investimento, dove gli imprenditori seri eviteranno di venire ad investire. Con contenziosi che coinvolgeranno i privati, che dureranno lustri, che causeranno reazioni a catena, tutti contro tutti, le cui avvisaglie si vedono già. Alla fine saremo tutti irregolari, mi pare evidente. Se piani, indirizzi, regole, strumenti, sono vecchi e inattuali o non ci sono per niente anche chi mette un vaso da fiori davanti alla porta di casa, è potenzialmente irregolare. Siamo tutti potenzialmente irregolari.
Sig. Sindaco, colleghi consiglieri, mi dispiace, ma così non va. Il nostro Comune ha preso una strada che non solo non condivido, ma che mi è del tutto estranea e che abbiamo cercato da sempre di evitare. Abbiamo in questi anni discusso, argomentato, spiegato, vi abbiamo anche chiesto per piacere, dando la disponibilità di tutta la minoranza a correggere la rotta, nell’interesse del paese. Oggi la situazione sarebbe ancora affrontabile se voi, invece di proporre al Consiglio Comunale l’attività demolitoria o acquisitoria che un domani potrebbe essere annullata dalla magistratura, aveste la volontà di portare in Consiglio Comunale dei Programmi concordati, dei Piani di sistemazione che prevedessero la partecipazione, anche sanzionatoria volendo, degli imprenditori e dei cittadini privati. Piani e programmi che anticipassero velocemente il PRG, di risanamento, sistemazione, razionalizzazione, del nostro bellissimo territorio. La situazione sarebbe insomma ancora affrontabile se si volesse.
Ma invece la questione è posta in altri termini e, come ho spiegato fin qui, mi è estranea qualsiasi opzione si dovesse scegliere. Stando così le cose non posso fare altro che constatare la mia totale estraneità, con serena coscienza dissociarmi e conseguentemente lasciare l’aula.
Castelnuovo di Porto, 14 luglio 2008